MUTO D'UMORE                  

("Un gioco al giorno - Volume secondo" - Ed. Elle DiCi)

Il commediografo giapponese Muto Dumore scrive testi teatrali molto particolari. Nelle sue commedie i momenti di allegria si alternano in continuazione con quelli di tristezza, come le carte di un mazzo ben mescolato, e i momenti di tranquillità si intrecciano con quelli di paura, in un nodo inestricabile. Quando le storie di Muto Dumore vengono rappresentate in teatro, ci sono sempre spettatori che voltano le spalle al palcoscenico per osservare le facce dei vicini. Il continuo, rapidissimo cambiare delle loro espressioni vale almeno quanto l’aggrovigliata commedia del giapponese.

Giocatori - Quanti si vuole (gli spettatori) con un conduttore (Muto Dumore).

Occorrente - Un pallone.

Preparazione - I giocatori si siedono in cerchio intorno al conduttore. (Per evitare che gli spettatori gli voltino le spalle per osservare i vicini, Muto Dumore ha fatto costruire il palcoscenico in mezzo a loro).

Regole - Ogni volta che il conduttore lancia in aria il pallone, i giocatori si mettono a ridere a crepapelle, pronti ad interrompersi di colpo, diventando all’improvviso serissimi, quando il pallone tocca terra. Se il conduttore ferma il pallone a mezz’aria, devono smettere di ridere e stamparsi sulla faccia un sorriso tanto più largo quanto più la palla è lontana da terra. Se il conduttore nasconde il pallone dietro la schiena, devono prendere un’aria spaventatissima, mentre la loro espressione deve diventare sonnolenta se è la faccia del conduttore a nascondersi dietro il pallone. Chi sbaglia riceve una penalità (un’occhiataccia del commediografo giapponese, indignato dal fatto che non tutti capiscono la sua opera). Chi riceve la terza penalità, passa in mezzo al cerchio a sostituire il conduttore (l’irascibile Muto Dumore lo trascina sul palco: “Se la mia storia non ti va bene, raccontane una tu che sei più bravo !”) Viene poi sostituito dal primo dei compagni che riceve la terza penalità dopo di lui e così via. Chi finisce in mezzo al cerchio, non può più tornare tra i compagni, ma esce dal gioco (lo spettatore, irritato dal comportamento del commediografo, se ne va dal teatro).

Vince - L’ultimo giocatore rimasto seduto (lo spettatore che riesce a stare più attento alle svariate storie che si succedono sul palcoscenico).