LO SPIRITO CRISTIANO

Dagli scritti del Venerabile José Gras:

 

"Lo spirito cristiano è lo spirito di Cristo; è l’anima di Cristo che anima la nostra anima; la vita di Cristo che anima la nostra vita; la Sovranità di Cristo che esercita il suo nobile e adorabile dominio nel nostro cuore. Lo spirito cristiano è Cristo LUCE che disperde tutti i nostri errori e tenebre; Cristo BENE che travolge tutti i nostri mali; Cristo Re che governa come Sovrano di potere infinito, di saggezza e amore, tutti i nostri affetti e pensieri. Lo spirito cristiano è Cristo che vince in noi la morte e noi che la vinciamo uniti a Cristo. Animati da tale spirito e aiutati da Cristo, i martiri vinsero la morte, superando impavidi tutti i supplizi e insegnando anche ai propri carnefici a vincerla, convertendoli. Anche gli anacoreti la vinsero allo stesso modo, sottomettendo alla legge vivificante di Cristo tutte le insurrezioni mortali della natura ribelle, e tutti noi possiamo vincerla, chiedendo al nostro Re divino che ci unisca al suo SACRIFICIO, e ci infonda allo stesso tempo quell’amore che lo portò a farsi inchiodare sulla Croce, per inchiodare per sempre la nostra morte. Animati dall’amore di Cristo, vincitore della morte; arricchiti da quell’amore che non disdegnò diffondere fino all’ultima goccia del suo sangue per darci la vita immortale, uniti al suo sacrificio, quale tirannia, quale barbarie né potere umano o infernale potrà resisterci?"

J. Gras

EI Bien, 1907

 

 

 

 

                                                                                                                                               

L’EUCARISTIA

 

Dagli scritti del Venerabile José Gras:

"Il Sacramento dell’Eucarestia, che è il Sacramento dei Sacramenti, non solo è la continuazione della vita del Nostro Signore Gesù Cristo sulla terra, ma anche la continua comunicazione ditale vita agli individui e alla società. In effetti, il Riparatore della nostra rovina originale, il Promesso ad Adamo ed Eva, il Benedetto tra tutte le genti, annunciato ad Abramo ed Isacco..., il Re dei Giudei, condannato a morte da Erode e crocifisso da Pilato, vive sacramentalmente tra noi... e vivrà, vivificando individui e nazioni, fino alla consumazione dei secoli. Egli lo disse prima di salire al cielo y lo dice e lo dirà tutti i giorni, per bocca dei suoi ministri, affinché non si disanimino i credenti: Ecco io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine dei secoli (Mt. 28,20).

    Prima della sua risurrezione aveva detto agli Apostoli: Io sono la vita e questa affermazione è comprovata non solo dal perdonare i peccati, restituire la salute agli infermi e risuscitate i morti, ma anche RISUSCITANDO SE STESSO, annientando coloro che p quattromila anni erano stati i denigratori della verità, del bene e della libertà alla quale anelava l’universo e, soprattutto, facendo uscire dal caos della corruzione e dell’orrore in cui si dibatteva il paganesimo e il fariseismo, un nuovo mondo di luce, di innocenza e di amore tutto celestiale.

    Guardate come si amano i cristiani esclamavano gli idolatri, affascinati, nel loro odio, dalla pratica di una virtù che non conoscevano, e questo amore che tanta straordinaria sorpresa causava nei pagani, non era altro che il compimento del mandato di Gesù Cristo ai suoi discepoli e a tutti i fedeli, nel donarci sacramentalmente, con il suo corpo e il suo sangue, la sua stessa vita. Questa vita sacramentale di Cristo è quella che realizza l’unità di anima e cuore tra i primi fedeli, in virtù di essa, i ricchi pongono i loro beni ai piedi degli apostoli e gli apostoli e i martiri — distaccandosi da molto di più che i beni materiali — unendo il loro sacrificio a quello del nostro Divino Maestro, pongono ai piedi dell’Eterno padre, con i trofei dell’inferno e del mondo vinto, la corona dell’impero universale".

                                                                            J. Gras

El Bien, 1889

 

 

 

 

 

                                                                                                                                                   

ABBANDONO NELLA PROVVIDENZA

 

Dagli scritti del Venerabile José Gras y Granollers.

 

Colui che pronuncia verità in tutte le sue parole; colui che non smentisce nelle sue opere, questo amore; colui che nasce povero per arricchire l’anima e inondare di beni celesti il cuore dei poveri; l’innocente in cui trionfano tutti gli innocenti; il perseguitato che conforta tutti i perseguitati; l’artigiano che dà esempio di laboriosità a tutti gli artigiani..., Gesù, nostro Creatore infinito, nostro Liberatore onnipotente, nostro affettuosissimo Padre e nostro generosissimo fratello, dirigendosi a coloro che nel proprio affanno di possedere effimere ricchezze dimenticano la Provvidenza di Dio e disdegnano accumulare virtù, rivolge a loro queste parole: ‘Non accumulate tesori sulla terra, dove tignola e tarme la divorano e i ladri li rubano, ma accumulate per voi tesori nei cieli... Nessuno può servire due padroni... Non potete servire Dio e il denaro... Non angustiatevi dicendo, che mangeremo? O che berremo? O con che ci vestiremo? Perché i pagani si preoccupano di queste cose e il vostro Padre sa quali sono le vostre necessità. Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia e tutte queste cose vi saranno date in più... "Quanti cristiani, invece di cercare il Regno di Dio e la sua giustizia, che è l’unica cosa che dà felicità all’uomo sulla terra, vivono affannati, cercando l’abbondanza, cioè il bene materiale senza preoccuparsi per niente del regno di Dio e della sua legge feconda, provvidente, paterna, indeffetibilmente dolce ed equanime!

La febbre degli interessi materiali, di questi interessi miserabili ed effimeri che la tignola consuma e che i ladri rubano, regna dispoticamente sul mondo. Dov’è la fede nella parola onnipotente di Dio? Colui che crea e alimenta gli insetti e gli uccelli e veste con magnificenza incomparabile i gigli del campo lascerà perire coloro che posta fedelmente in Lui la loro fiducia, amano la giustizia e lo acclamano adorato Re dei secoli? Impossibile. E, tuttavia, in una tanto chiara e consolatoria impossibilità, la maggior parte degli uomini, non vedono la dimostrazione quotidiana della Provvidenza che mantiene tutte le creature, trascurano Cristo e il suo regno di libertà nella giustizia, per Satana e il suo regno dì iniquità e tirannia.

   José Gras       El Bien, 1870

 

 

 

 

 

                                                                                                                                                                                                       

L’ORIGINE DI OGNI BENE

Dagli scritti del Venerabile José Gras y Granollers

 

Tutta la bellezza delle anime proviene dalla bellezza infinita, della celeste bellezza del cuore di Dio. Niente esiste in cielo, niente sulla terra che non abbia ricevuto l’essere e la perfezione dal suo Divino Amore, da questo Spirito tutta dolcezza, tutta sapienza, tutta purezza, tutta onnipotenza, tutta immutabile santità. Le più intime gioie delle creature, che altro sono, se non scintille misteriose del BENE sublime che Dio fa sentire alle anime? I canti sacri della fede, questi inni con cui la Chiesa celebra i misteri della vita del nostro Creatore e del nostro Redentore, non sono forse, solo una tenue vibrazione o una debole eco delle eterne armonie? Cantici di pace, melodie dolcissime, cori di azione di grazie si udrebbero ininterrottamente sulla terra, se gli uomini, conoscendo il sacramento della bontà di Dio, cercassero di avvicinarsi ogni giorno di più alla felicità della divina adorazione. Non c’è forse, in mezzo a noi il LIBERATORE del nostro cuore, il Re di tutti gli incanti della virtù, il BENEFATTORE generoso che ci chiama teneramente dal Tabernacolo dell’altare, per renderci ineffabilmente ricchi? Per quale infelice mistero rimaniamo, tuttavia, così sordi ai suoi affettuosi richiami?

Poco meno bello degli angeli fu creato l’uomo. Posto a capo di tutte le creature, a dominare pacificamente su tutti gli esseri dell’universo, brillava pura la luce del suo pensiero e calmo il suo cuore, perché non seppe conservare tale re la sua corona di innocenza?, come perse tale monarca le delizie del suo felice impero di tanto benedetta dominazione?

Piangiamo il giorno in cui il serpente poté affondare il suo dente velenoso nel cuore dei nostri progenitori; piangiamo l’ora in cui l’ingratitudine umana innalzò la sua fronte ribelle davanti all’amore di Dio. Il peccato dell’uomo introduce nel mondo la schiavitù e la morte...

Non ci sarà un Risuscitatore? Non ci sarà un Medico di sapienza divina che prescriva rimedi che curino il profondo male dell’uomo? Si convertirà il mondo in un vasto campo di battaglia, in teatro di orrendi supplizi, in tomba immensa della discendenza di Adamo? Non ci sarà luce per il cieco, misericordia per il caduto, vigore per il debole, salute per l’infermo e perdono per il pentito? Si, luce e misericordia, vigore e doni di amore divino ci sono per la creatura pentita che è stata ingannata dal tentatore infernale che le strappava il paradiso. C’è di più, c’è anche una corona mille volte più brillante di quella che incoronava l’uomo prima del suo peccato, c’è la corona di giustizia promessa ai redenti coraggiosi, a coloro che, liberati dalle grinfie del demonio seguono con sforzo la bandiera del celestiale VINCITORE, del divino RE DEL CIELO E DELLA TERRA, il nostro misericordiosissimo REDENTORE, GESU' CRISTO. Questo Re, non solo restauratore della nostra distrutta sovranità, ma anche Risuscitatore della nostra vita, che dà la vittoria a tutti coloro che per Lui combattono ed eleva a principi coloro che lo servono con fedeltà; questo Re, sacramentalmente presente in mezzo a noi fino alla consumazione dei secoli, per incoraggiarci in ogni difficoltà, rafforzarci in ogni pericolo e coronarci, dopo la battaglia con il lauro che cresce nella Sion benedetta, questo Re acclamiamo..."

                                            José Gras

El Bien, 1871.

 

 

 

 

 

                                                                                                                                               

 

"MEDITAZIONE"

Dagli scritti del Venerabile José Gras:

 

 

"Dall’ultima goccia del sangue del Cuore di Cristo, è generata la sua Immacolata Sposa, la Chiesa. Fino a quel momento l’inferno potè credere di trionfare definitivamente sull’umanità e sulla stessa divinità, ma fu allora che il Cuore del nostro adorato Bene mostrò la sua vittoria. Dal sepolcro del divino giustiziato sorge la vita immortale. Le sante donne che erano andate a cospargerlo di aromi, annunziano agli Apostoli di aver visto Gesù risorto e, l’amore del Cuore aperto dalla lancia del legionario romano, infiammando i discepoli, si trasforma presto in incendio che si propaga in ogni paese. Per l’amore del Cuore di Gesù che invia loro lo Spirito Santo, gli Apostoli, prima timidi come pecore disperse nel vedere il proprio pastore ferito, si dirigono ora a predicare il Regno di Dio alle più popolose città del mondo, Roma compresa. Invano gli imperatori riempiono il loro impero di spie e legioni di assassini; invano chiedono contro i cristiani la ferocia ai leoni e alle vipere il loro veleno, i peggiori supplizi, niente possono sul coraggio che Cristo trasmette ai suoi adoratori. Il fuoco della carità dei martiri annienta gli idoli e, sul Campidoglio di quell’impero in cui satana esercita la sua sovranità, con la tirannia e la corruzione universale, appare la bandiera dell’immacolato Re dei nostri cuori, sulle cui pieghe, in ginocchio, tutti i popoli redenti leggono: Cristo vince, Cristo Regna, Cristo impera."

J. Gras   El Bien, 1881

 

 

 

 

 

IL MIO TESORO.

Dagli scritti del Venerabile José Gras:

Datemi tutte le miniere di argento e oro e tutti i vivai di perle e diamanti; datemi il denaro di tutte le Banche e le corone di tutti i regni e imperi della terra; datemi il dominio di tutti gli esseri dell’universo, il governo del sole, della luna, delle stelle e di tutte le poderose forze che regolano nello spazio le orbite di innumerevoli mondi, e ben lontano dall’essere felice, mi sento povero, debole... Ho bisogno di un tesoro che mi alimenti, che mi dia vita, che mi riscatti dalla misteriosa tirannia di cui soffro, che mi liberi da tutte le mie necessità, che plachi la mia sete insaziabile, che mi inondi, come un oceano, di vita, di bellezza e dolcezza immortale.

Dove trovare questo tesoro? Questo tesoro di inestimabile valore, l’unico che può soddisfare tutte le aspirazioni e le ansie del mio cuore e di tutti i cuori che, come il mio, hanno fame e sete di luce sovrana e gioia inalterabile, non lo può dare la terra. Questo tesoro è Gesù Cristo, disceso dal cielo per distribuire i beni della sua Scienza, Presenza e Onnipotenza al genere umano, alleviandone il suo lavoro, soccorrendone le necessità spirituali e materiali, arricchendolo con sublimi virtù e grazie, per coronarlo e renderlo partecipe, alla fine, della sua stessa infinita vita, felicità e gloria.

J. Gras

El Bien, 1902

 

 

 

 

 

IL MANDATO DELL'AMORE 

Nel « PALADINO DI CRISTO », scritto da D. J. Gras nel 1865, troviamo questo commento al comandamento dell'amore:

«AMATEVI.

E' in questo comando il principio posto da Gesù a fondamento della sua legislazione sublime, quando venne ad estinguere con il suo sangue l'odio che divideva creatura e creatura, come conseguenza di quello che divideva creatura e Creatore.

E, come comanda di amarci?

Il vero amore non è che uno, come una è la verità. Questo amore non esisteva nell'uomo della colpa, perché aveva annullato in lui la giustizia, e il rimorso e la superbia si disputavano preferibilmente il suo cuore. Per questo Gesù Cristo non poteva presentare nessun amore umano come modello ai suoi Apostoli; d'altra parte vedendo la necessità di offrir loro un amore, nel quale potersi rispecchiare, o meglio, che infondesse in loro forza e coraggio per riparare la grande breccia aperta nella nostra natura per l'ingratitudine primitiva, ci diede se stesso come irresistibile esempio, amandoci fino ad assumere la nostra natura, affrontare i nostri delitti ed ignoranze, soffrire tutti i nostri dolori e morire con essi, al fine di lasciarci una vita limpida e vigorosa da riempire con il solo suo amore.

Questo è il mistero davanti al quale si inginocchiano gioiosi, tutti gli spiriti pri-vilegiati, dalla cui adorazione nasce il CAMMINO sicuro, la VERITA'  che non si offusca e la VITA che non muore.

AMATEVI GLI UNI CON GLI ALTRI COME IO VI HO AMATI

Questo è: amatevi gli uni con gli altri in Dio, con Dio, per Dio; siate amore per i vostri simili come io lo sono stato per voi; amore nei miei misteri, amore nelle mie rivelazioni, amore nei miei pensieri e amore nei miei atti; amore comandando e amore obbedendo; siate infine, come Me, la carità incarnata, insegnando infallibilmente che fuori dell'amore non c'è che la morte. Tanto sublime e tanto chiaro è il precetto del divino AMANTE».

 El Bien, 1889

 

 

 

 

 

 

 

 

VIVE, CRISTO, IN ME

 

"«Non io vivo. ma Cristo vive in me» (Gai. 2,20). Queste parole del gran prodigio della grazia, l'Apostolo Paolo, devono essere il motto permanente che ogni cristiano deve incidere net suo cuore. Questa proclamazione affettuosa e continua che Cristo ha preso possesso della nostra vita e che ha diritto assoluto e totale a regnare nei nostri pensieri, affetti ed atti, è tanto efficace, che chi arriva a praticarla, è onnipotentemente protetto dalla stessa vita del nostro adorabile Redentore. Non io, ne altri in me, ma Cristo, questa è stata la divisa soprannaturale che ha riempito di eroi e di giganti di virtù la terra e il cielo. Vivendo e regnando Cristo in me, Cristo illuminerà incessantemente il mio intelletto e profumerà con l'essenza divina nel suo amore il mio cuore. Oh dolcissima e infinita Vita mia, vivete e regnate eternamente in me, e sia sempre venerata, benedetta e adorata da me la vostra sovranità, in unione con tutti i giusti della terra e tutti gli angeli e beati della vostra corte eterna!" El Bien, 1889

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

IL VERO AMORE

 

«Il vero amore non si dimostra con discorsi brillanti ne con parole sdolcinate; il vero amore più che con le parole parla con le opere. Gesù Cristo, nostro eterno RE, da prova del suo amore a tutti gli uomini e a tutti i popoli, non solo con la predicazione e i miracoli, ma con il suo sacrificio, che dura ancor oggi e durerà fino alla fine dei tempi. Il sacrificio del Golgota, rinnovato ogni giorno, in modo incruento, in tutti i paesi del mondo, è la suprema ed ineffabile dimostrazione dell'amore che Dio prova per l'umanità. In questo sacrificio e nel mutuo amore, che noi, da lui redenti, a sua imitazione professiamo, sta la pace, la gioia e la salvezza del mondo. L'unico rimedio ai nostri grandi mali è amarci scambievolmente come Cristo ci amò e ci ama. L'amore è la vera essenza della nostra religione e LA SUPREMA FELICITÀ DELL'UOMO SULLA TERRA». El Bien 1888

 

 

 

 

 

 

 

 

 

IL COMANDAMENTO DEL RE D'AMORE

«Gesu Cristo, che è nello stesso tempo Figlio di Dio e Figlio dell'Uomo, e perciò Dio e uomo vero, non esiste come una sola persona nelle due nature, divina e umana, ma per mezzo dell’UNIONE IPOSTATICA.

Gesu Cristo è il principio, il mezzo e il fine di tutto il creato; la via, la verità e la vita; la pietra angolare della casa del Dio di Israele e la vite di cui tutti i fedeli siamo i tralci. Come i tralci sono uniti tra loro per mezzo della vite, così noi cattolici dobbiamo essere uniti in Gesucristo, produrre in Lui frutti di vita e non essere bruciati come sterpi secchi. Siamo inoltre vere pecore del Buon Pastore se non ci separiamo, allontanandoci dal suo ovile. Questo Divino Pastore che diede la vita per le sue pecore, e che tuttora si da come alimento nella Mensa Eucaristica ai suoi discepoli, così comanda loro di vivere UNITI nel vincolo della carità:

«Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Da questo conosceranno che siete miei discepoli, se vi amate gli uni gli altri» (Gv. 13, 34-35)...

Il comandamento dato da Cristo ai suoi apostoli, e attraverso di essi a tutti i fedeli, non è il comandamento di un amore teorico o so-lamente individuale, ma di un amore concreto, eroico, individuale e sociale. Cristo ci ordina di amarci gli uni gli altri perché il mondo creda che è stato mandato dal Padre, perché il nostro mutuo ed universale amore sia quindi una dimostrazione chiara e inconfutabile dell'infinita bontà e misericordia di Dio Padre che, per mezzo del Signore nostro Gesu Cristo, ha trasformato la terra, da luogo di schiavi e figli dell'ira, in luogo di fratelli uniti dal vincolo di una fraternità soprannaturale». (El Bien 1885).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

REGNA CRISTO NEL MONDO?

Con molta frequenza D. Giuseppe Gras allude nei suoi scritti all'indifferenza e mancanza di amore dei cristiani verso Cristo e, alla dimenticanza e al disprezzo che le nazioni hanno nei suoi riguardi. Lo possiamo notare in questo frammento:

"Cristo è Re naturale e soprannaturale di tutto il creato regnando dal tabernacolo dei nostri altari sugli angeli, sugli uomini e su tutto l'universo. Questo Re, la cui sapienza, magnificenza e potere cantano gli angeli e gli astri, alla cui maestà rendono omaggio gli stessi elementi insensibili, questo Re, atteso per duemila anni dai giudei, non riconosciuto e crocifisso alla sua venuta, ancora oggi, dopo due-mila anni in mezzo a noi illuminando la terra con ogni grandezza e prodigi, non è riconosciuto e adorato come re. Venne in mezzo ai suoi, dice l'Evangelista S. Giovanni, e i suoi non lo hanno riconosciuto. (Gv. 1,11).

 Però è strano che i giudei non abbiano riconosciuto e ricevuto il Salvatore annunziato dai Profeti, come accettare che tanti cristiani, oggi, non lo riconoscano o non ne permettono il riconoscimento sociale e regale? Sono circa duemila anni che Gesù Cristo è in mezzo a noi, dopo averci mostrato la sua regalità di vita morendo sul Calvario; duemila anni che dal Sacramento Eucaristico presiede allo sviluppo della Chiesa, suo regno, abbattendo le are insanguinate degli idoli, demolendo i troni dei cesari e le tribune degli eretici e dei settari, e tuttavia oggi, il vincitore del mondo e dell'inferno, viene trattato come un Re vinto"

(E.B., nov. 1886)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CERCATE IL REGNO DI DIO

«In quel tempo le folle affascinate dagli insegnamenti divini, seguivano Gesù dovunque parlasse. O fede, tu sola regnavi nei cuori illuminati da Cristo! Cinquemila uomini, senza contare donne e bambini, da tre giorni lo seguivano affamati di verità, assetati di luce. Cinquemila uomini attratti dall'amore dolcissimo di Cristo, che passava per la terra FACENDO IL BENE...

Sono cinquemila quelli che oggi seguono Gesù totalmente, non nel deserto, ma nelle nostre brillanti e civili capitali? Quanti affamati di pane spirituale cercano Cristo trascurando per Lui le miserevoli esigenze della vita materiale? Sono molti coloro che disprezzando gli onori, le ricchezze, i piaceri e le lusinghiere vanità del mondo, si proclamano pubblicamente discepoli di Dio?

Il Vangelo dice che agli apostoli impossibilitati a sfamare la grande moltitudine che li aveva seguiti nel deserto, Gesù chiese: Quanti pani avete? Cinque e due pesci, fu la risposta. Gesù allora fece sedere l'immensa folla sull'erba, benedisse i cinque pani e i due pesci, li spezzò e li diede ai discepoli che li distribuirono a tutti i presenti. Cinquemila uomini, senza contare donne e bambini si saziarono e ne avanzarono dodici cesti.

 Da quanto esposto si deduce che a coloro che cercano con fede e perseveranza IL REGNO DI DIO E LA SUA GIUSTIZIA non mancherà mai il necessario, perché Dio, infinitamente buono, provvede con cura a tutte le sue creature. A coloro che vivono senza Dio, affannati nella ricerca di interessi materiali, il pane molte volte manca, e muoiono vittime di due tipi di fame. Il pane del divino nutrimento dell'anima, il pane della verità, della giustizia, della grazia, e lo stesso pane materiale Dio lo moltiplica e lo fa moltiplicare nella mano benedetta del benefattore, realizzando l'unione con i beneficati nel materno abbraccio della RELIGIONE.

                                                                                                                                                          El Bien, 1868

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

E ANCORA RIMANE CON NOI

 

"L'infinita vittoria di Cristo sulla morte, mediante la quale fu distrutta la tirannica ferocia di Satana e dei suoi addetti ha voluto coronarla lo stesso divino Vincitore, con un nuovo miracolo della sua gloriosissima nobiltà; il miracolo cioè di voler rimanere con noi fino alla fine dei tempi.

Già è opera ineffabile di amore voluto Dio, per redimerci, unirsi in modo del tutto singolare alla nostra natura; questo amore si eleva ancor più all'immolarsi incruentamente ogni giorno, per unirsi a noi in modo universale e permanente e, al donarci sacramentalmente il suo corpo e il suo sangue.

 

Cristo fattesi volontariamente, ogni giorno vittima per noi, per sottarci alla tirannia dell'infernale tentatore, si offre ogni momento a curare i nostri dolori, a illuminare le nostre oscurità, a consolare le nostre afflizioni, ad elevarci, arricchirci e santificarci. E noi, non siamo capaci di consacrarci in totale e perenne ringraziamento a COLUI che ci ha amato e ci ama con amore vittorioso della morte sia temporale che eterna e della cui vittoria ci rende anche partecipi?

 

Gli apostoli, i martiri, i confessori, le vergini consacrate, tutti i santi sono vissuti identificati con Cristo e impegnati a portare anche gli altri a questa identificazione. Vivere e far vivere questa vita a innumerevoli anime accese dall'immenso Sole che, senza occaso, illumina il modo dal TABERNACOLO EUCARISTICO, questa è la nobile impresa della Corte di Cristo."

(El Bien, 1902).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

IL RE DEL CALVARIO

«Quando i giudei davanti al tribunale di Pilato, accusarono N. S. Gesù Cristo di essersi reso colpevole di morte per essersi chiamato Figlio di Dio, il pretore romano non diede molta importanza all'accusa, giacché il Vangelo dice che cercava di liberarlo, ma quando lo accusarono di essersi fatto re, lo condannò.

Sicché l'accusa più forte per Pilato, non fu quella della supposta colpa di bestemmia, ma quella del reato politico, cosa sulla quale insistettero i farisei per farlo condannare, intendendola come una opposizione alla sovranità dell'imperatore. In effetti, gli stessi farisei, alla domanda che fece loro Fila-to dando a Cristo l'appellativo di Re, risposero: non abbiamo altro Re al  infuori di Cesare, spingendo tanto il loro odio verso la Sovranità di Cristo che, anche dopo aver ottenuto la sentenza di morte, insistettero per far cancellare il titolo di Jesus Nazarenus Rex Judeorum che Filato aveva fatto apporre sulla croce. No, non vogliamo che Cristo regni, sia pure a parole su di noi, dicono i giudei con il loro atteggiamento. "Scrivi, dicono al pretore, che lui si è fatto chiamare Re, ma non che lo sia". Nonostante, il Quod scripsi, scripsi del rappresentante dell'Imperatore, allo stesso tempo che proclamare la Sovranità di Cristo di fronte al mondo, imprime in maniera indelebile il segno del "regicidio" sul volto dei deicidi... Cristo, dichiarato Re, nonostante gli sforzi dei farisei, trionfa dei suoi nemici dallo stesso patibolo sul quale lo hanno inchiodato..." (El Bien, 1984).

 

 

 

 

 

 

SEMINATORE DI BENE

 

« Infaticabile seminatore di bene » è l'espressione, con cui definisce D. José Gras una delle prime religiose dell'Istituto da lui fondato. Seminatore di bene perché volle imitare « gli esempi del suo SOVRANO MODELLO che passò sulla terra facendo del bene » e rese vita le parole da lui stesso scritte.

« Fare il bene è dire la verità quando la menzogna mette oscurità e confusione nelle anime.

Fare il bene è proclamare l'amore quando l'odio semina divisione nei cuori.

Fare il bene è dire parole di salvezza quando la prevaricazione addormenta le coscienze per dare la morte.

Fare il bene è mettere in guardia i distratti e gli ignoranti contro i pericoli della falsa scienza.

Fare il bene è pregare, soccorrere il prossimo e consolare i tristi.

Fare il bene è dissipare le nebbie dell'errore e del dubbio, quando vi sono operatori di oscurità ed inganni.

Fare il bene è proteggere la semplicità dell'innocenza contro la perfidia.

Fare il bene è formare comunità di preghiera e di opere buone fra quelli che si amano.

Fare il bene è difendere la virtù quando il delitto innalza pubblici altari all'infamia.

Fare il bene è accorrere in difesa di quelli che sono in pericolo.

Fare il bene è rendere forti i deboli.

Fare il bene è, infine, riunire in associazioni il maggior numero possibile di cristiani, perché CRISTO, DIVINO REDENTORE, di tutti gli uomini, regni amorosamente su tutti i redenti». (El Bien, 1869).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

IL GIORNO DEL SUPREMO AMORE

 

"Il Venerdì Santo è il giorno in cui si commemora in tutto il mondo cattolico la redenzione di tutti gli uomini. In quel giorno la perfidia giudaica ha creduto di prevalere sull'onnipotente giustizia e carità di Cristo, se questo fosse stato possibile il mondo sarebbe stato sommerso da un eterno diluvio di crimini ed orrori inimmaginabili. Dio fatto uomo per dare la vita a tutti gli uomini, fu inchiodato in croce! Oggi tutti i mostri dell'odio, tutti i giganti della superbia, tutti i rettili dell'invidia e tutti i demoni dell'ira, stanno con-giurando per scalare il ciclo e incoronare sulle sue alture il capo degli spiriti reprobi...

Oggi la vittima volontaria confuse per sempre i suoi implacabili carnefici. Il Crocifisso spezzò le misteriose catene che imprigionavano il genere umano, e le legioni di angeli, di cui aveva parlato a Pietro nel Getsemani, non solo obbligarono a scendere dal Calvario battendosi il petto, i giudei e i rabbiosi ed atterriti farisei, ma anche dal Campidoglio i Cesari di tutti gli imperi presenti e futuri.

Cristo, crocifisso REGNA; Cristo, lacerando gli imperiali editti dei tiranni di tutti i secoli, IMPERA; Cristo, morendo, uccide il peccato, e, uccidendo il peccato, la ribellione originale, attuale ed universale, VINCE."

El Bien, 1914

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CRISTO VINCITORE

 

"Il fiat del Sacrificio di Cristo, che inizia nel Getsemani e termina sul Golgota, è la parola che fa risplendere la CREAZIONE SOPRANNATURALE DELLA GRAZIA, sull'abisso degli orrori in cui è sepolta l'umanità nel peccato.

Fiat; consummatum est. Quando Gesù ebbe pronunciato queste parole e raccomandato il suo spirito all'Eterno Padre, sembrava che il mondo entrasse nel NULLA. Senza dubbio, in quell'istante supremo, fra lo stupore dell'Universo, l'oscurità del sole, il pianto e il turbamento di tutti gli esseri della terra, alla vista dei morti dell'antica legge..., dall'ultima goccia del Sangue del Cuore dell'Agnello Immacolato, con tutti i poteri del vittorioso Sposo Celeste, nasce la Chiesa.

Invano i farisei, strumenti insensati della più folle e impotente rab-bia dell'inferno, cercano di impedire la risurrezione dell'umanità redenta; invano, deicidi e suicidi presumono di aver chiuso in eterno la tomba dell'Atteso di tutte le nazioni, sigillando il sepolcro di Cristo e sorvegliandolo con le guardie; il Verbo di Dio unito, ormai, inseparabilmente alla nostra natura, la risuscita, come aveva predetto, il terzo giorno, abbattendo il sigillo della Sinagoga e atterrando i soldati dell'infedeltà.

Per quaranta giorni Cristo stesso presenta ai suoi discepoli le meraviglie del trionfo del suo amore e, terminato questo tempo, sale in cielo, mostrandoci come saremo accolti nel suo regno eterno."

El Bien, 1876

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

VIVERE D'AMORE

"Che cos'è vivere d'amore?

Vivere d'amore è impegnare tutte le proprie forze nel fare il bene; è illuminare le anime immerse nelle tenebre e dare sollievo a tutti i dolori, angustie e afflizioni del cuore.

Vivere d'amore è stare in continua adorazione della Verità, della Bontà e della Bellezza infinita. Vivere d'amore è vivere in quell'atmosfera che come un immenso oceano  luminoso, Dante, descrive nel suo Paradiso (Canto 30, 39-42);

Noi siamo usciti alla regione della pura luce

 luce intellettual, piena d'amore;

amor di vero ben, pien di letizia;

 letizia che trascende ogni dolcezza.

Vivere d'amore è amare e servire Dio in questa vita, vederlo e sentirsi soprannaturalmente penetrato dalla sua presenza nell'altra.

Vivono vita d'amore trionfante in ciclo gli Angeli, gli Arcangeli.. i serafini e tutti coloro che hanno combattuto gloriosamente fino alla fine dei giorni, ali insegna del nostro divino Re Gesù Cristo. Così furono gli apostoli che vinsero l'odio, la superstizione e la barbarie del paganesimo; i martiri che confusero con la loro invincibile fortezza i carnefici; i dottori che dissiparono le tenebre dell'errore e i confessori e le vergini...

Nei nostri tempi di tanto sfoggio di menzogna, di tanta audacia nell'errore, di tante infami esaltazioni e tanti sacrifici di anime... i veri amanti di Dio e del prossimo devono vivere con più coraggio la riconquista d'amore delle anime, delle famiglie e dei popoli."

El Bien, 1907

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

MOLTIPLICATE IL BENE

 

«Proponetevi ogni giorno di fare qualcosa di bene e non dimenticate, per un momento, di attirare alla pratica del bene tutte le persone con le quali avete confidenza.

L'annuncio meraviglioso del bene, accompagnato da un agire coerente, è l'unico mezzo che può distruggere la congiura del male, che oggi ci opprime.

Moltiplicate il bene e diminuirà visibilmente il male che minaccia di sommergere ogni cosa.

      Quale dolce ricompensa porta con sé la pratica del bene!

Il primo bene che si può fare alle anime è insegnare la divina verità.

Colui che insegna con amore la verità fa brillare il sole nelle intelligenze che l'errore sprofonda nel buio perenne della notte.

Chi accenderà nel cuore di tutti quelli che confessano la Divinità di nostro Signore Gesù Cristo il fuoco inestinguibile del suo amore? Oh, se fosse possibile formare un esercito di anime impegnate costantemente a restaurare il Regno di Cristo in questa società, che cammina scioccamente verso la distruzione satanica!».

       El Bien, 1870